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venerdì 30 dicembre 2016

INGRID BERGMAN


Bentornati!
Oggi voglio parlarvi della mia attrice preferita, una grande artista ricordata nel 2015 in occasione del centenario della sua nascita al Festival di Cannes ma forse finora non pienamente compresa, nonostante i tre premi Oscar vinti e il merito di aver lavorato con i maggiori registi del suo tempo in alcuni fra i capolavori del cinema mondiale.

«Caro signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà, e mi sono piaciuti moltissimo. Dovesse mai aver bisogno di un’attrice svedese che parla molto bene inglese, non ha dimenticato il tedesco, si fa a stento capire in francese, e in italiano sa dire solo “Ti amo”, sarei pronta a venire a girare un film con lei».




Questa la lettera che la trentacinquenne attrice svedese, già affermatasi anche a Hollywood, inviò ad uno dei più grandi registi dell'epoca, segnando il proprio destino e quello della storia del cinema.
Non era difficile prevedere che la nostra amica avrebbe avuto modo di dire le uniche parole in italiano che conosceva proprio al destinatario della lettera, che per lei, oltre ad una moglie ormai solo di nome, lasciò il mostro sacro del cinema italiano Anna Magnani, sua amante da anni, la quale, in un accesso di gelosia, pare che abbia rovesciato in testa ad uno dei maggiori esponenti del neorealismo italiano una zuppiera di spaghetti. 🍝

La cosa mandò in sollucchero gli americani, che non potevano immaginare niente di più italiano!
I due novelli amanti girarono insieme "Stromboli terra di Dio" nell'omonima isola delle Eolie e fu allora che, beccata dai paparazzi, l'attrice premio Oscar si vide cucita addosso la A di adultera e con la nefasta conseguenza di perdere la  possibilità di vedere la figlia Pia, avuta dall'ormai ex marito Petter Lindström, un medico svedese.
Ingrid a Stromboli in una foto di scena che ben rappresenta 
a sua situazione in quel momento.
Alle soglie degli anni Cinquanta le regole del mondo dello spettacolo erano improntate ad un rigido moralismo e Ingrid, che aveva conquistato tutti con "Casablanca" e, dopo "Per chi suona la campana", si era potuta permettere di chiamare Hemingway "papà", pagò la felicità con l'ostracismo da Hollywood. Da fidanzata d’America a peccatrice da lapidare per ragioni che oggi farebbero sorridere.

Ingrid con Gary Cooper in "Per chi suona la campana" (1943),
tratto dal romanzo si Ernest Hemingway.
In realtà la Bergman si sentiva ingabbiata in meccanismi, il matrimonio e la carriera, che non sentiva più suoi, e Roberto Rossellini le offrì la chiave per evadere. 
Solo due anni dopo la famosa lettera, nel 1950, i due si sposano e nasce Robertino, dopo altri due anni le gemelle Isotta Ingrid e Isabella. Quest'ultima assomiglia terribilmente alla madre e intraprenderà la carriera di modella e attrice (dando anch'ella scandalo, ma questa è un'altra storia...),



Isabella Rossellini, modella e testimonial negli anni Ottanta e Novanta 
e attrice in "Blue Velvet" (1986) di David Linch.


Solo nel 1956 Ingrid tornerà ad Hollywood e vincerà il suo secondo Oscar con “Anastasia”. Il suo matrimonio con Rossellini però finisce e nel 1958 si sposa per la terza volta con un impresario teatrale svedese.
Dopo molti altri successi e un terzo premio Oscar come attrice non protagonista per "Assassinio sull'Orient Express", Ingrid muore per un tumore al seno il giorno del suo sessantasettesimo compleanno, nel 1982.



Non c'è dubbio che, anche non più giovanissima, portasse con eleganza le proprie rughe e sapesse conquistare con la sua bellezza morbida e naturale. Classe, classe a tonnellate.

Ma vediamo come, fin dagli inizi della sua splendida carriera, questa grande attrice riesce ad esprimersi.

Una giovanissima Bergman.
Ingrid nacque nel 1915, suo padre era un pittore e fotografo e quindi fin da piccola era abituata a posare per foto e ritratti. Dopo i primi successi cinematografici svedesi, Hollywood si accorse di lei e ne volle fare "la nuova Garbo".



Nel drammone ambientato e girato durante la seconda guerra mondiale (1942), "Casablanca", la ventisettenne svedese, che qui vediamo nella scena finale alle prese con quel bischero (scusate!) di Humphrey Bogart che la convince a restare col marito, oltre alla propria naturale bellezza, Ingrid sfoggia le doti recitative che già l'avevano resa famosa in Svezia e l'avevano portata ad Hollywood. 
Per quanto mi riguarda, il film è pressoché inguardabile, tanto è datato, ma rimane pur sempre una pietra miliare del cinema, con il celebre "Suonala ancora, Sam".



Con "Io ti salverò " di Alfred Hitchcock, del 1945 cambiamo decisamente genere. Qui la Bergman è una psicologa che, fra immagini oniriche affidate al talento artistico nientepopodimeno che di Salvador Dalì e interpretazioni psicologiche di chiaro stampo freudiano, salva quel bel pezzo di ragazzo di Gregory Peck contro tutto e contro tutti. 
Una Bergman crocerossina e la scena del sogno creata da Dalì.
Credo che la scena della rimozione del trauma potrebbe far scompisciare uno psicologo di oggi ma il film resta  coinvolgente, soprattutto per il connubio di due geni, Hitchcock e Dalì.



L'anno dopo, sempre diretta da Hitchcock, gira "Notorious", famoso per avere la scena del bacio più lungo della storia del cinema fino ad allora: benché il regista inglese avesse spezzettato in tanti piccoli baci la sequenza, per aggirare le restrizioni censorie riguardo alle effusioni troppo prolungate, si arriva a tre minuti di bocca a bocca fra l'attrice e Cary Grant (è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo...)!


Negli anni Cinquanta abbiamo un'Ingrid versione bionda per   "Anastasia"il grande ritorno post-Rossellini, col calvo più bello del mondo, Yul Brynner. 


Bellissima e semplice come sempre, ancora con Cary Grant nel 1958 in "Indiscreto", una commedia degli inganni sentimentali che porta i due attori in "split screen" a letto insieme. Notare il gioco di mani.



Molto meno glamour ne "La locanda della sesta felicità" dello stesso anno, in cui interpreta una missionaria cristiana in Cina. Grande dispendio di terra da parte dei truccatori!


Innumerevoli i successi di questa grande interprete, ma il film  cui forse sono più attaccata è "Fiore di cactus", del 1969, una commedia romantica con il mio attore comico preferito, il grande Walter Matthau. Qui lui interpreta un dentista scapolo e dongiovanni, che, per non impegnarsi troppo con le fanciulle, finge di essere sposato e con prole. Quando però si innamora di una ragazza e decide di fare sul serio, lei pretende di conoscere la moglie, e lui non trova di meglio che presentarle la propria infermiera/segretaria (Ingrid Bergman), pregandola di stare al gioco. 



In realtà la donna è da anni segretamente innamorata del proprio datore di lavoro e, dopo una girandola di gags, equivoci e fraintendimenti, ci sarà un lieto fine per tutti. Il bello è che la cinquantaquattrenne Ingrid dà dei punti alla sia pur deliziosa Goldie Hawn (la madre di Kate Hudson), di trent'anni più giovane, che qui faceva il proprio esordio cinematografico.


Avrete capito che ho una vera ammirazione per quest'attrice. Spero che in futuro, oltre alle solite Audrey e Marilyn, bellissime e bravissime ma ormai inflazionate da poster e magliette, si parli anche di lei, la grande Ingrid.

Ditemi se conoscevate questa diva, se ho tralasciato film che vi sono piaciuti o se conoscete altre curiosità sulla vita della Bergman!

Bacioni! 😘
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