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sabato 10 settembre 2016

L'OPERA PER IMBRANATI: MOZART, PARTE I.



L'Opera, ovvero uno dei motivi per cui un idioma affascinante ma complicato e, per certi aspetti, inutile come l'italiano è la quarta lingua più studiata nel mondo.
Anche solo per questo vale la pena di esplorare il mare magnum del melodramma, sia pure per sommi capi, sia pure con una barchetta scalcagnata come questa "Opera per imbranati".



Pare che l'origine dell'Opera sia da attribuire alla fiorentina Camerata de' Bardi che, all'inizio del Cinquecento, formalizza questo genere musicale; tuttavia bisogna ricordare che anche la Commedia dell'Arte prevedeva parti cantate e, se proprio vogliamo essere pignoli, anche il teatro greco era in alcune parti accompagnato dalla musica.

Saltiamo a piè pari i primi vagiti di questo nuovo genere (siamo o non siamo imbranati?) e precipitiamoci fra le braccia del mio idolo non vivente, Wolfgang Amadeus Mozart, che ha prodotto alcuni fra i capolavori operistici mondiali.

Sappiamo che il giovane Wolfango componeva opere già nel girello ma la sua trilogia di opere buffe/drammi giocosi ("Le nozze di Figaro", "Così fan tutte", "Don Giovanni", più il Singspiel "Il flauto magico") sono delle pietre miliari (no, non biliari, quelli sono calcoli al fegato!) non solo dell'Opera, non solo della musica, ma dell'arte tout court. Sono il corrispettivo della trilogia tragica più dramma satiresco del teatro greco, l'Orestea del melodramma... Insomma, vanno conosciute e, se amate la musica, non saperne nulla è come adorare il cioccolato e non aver mai assaggiato la nutella!

Prima di prendere confidenza con le arie più note delle opere di Mozart, ci vuole una rapida  infarinatura sulle voci. Dalla più alta alla più bassa: soprano, mezzosoprano, contralto (femminili, ma esistono anche contralti maschi); tenore, baritono, basso (maschili).
Oggi la tecnica vocale lirica, che si basa sull'amplificazione e il potenziamento della voce umana tramite l'uso del diaframma e l'ampliamento della cavità orofaringea, ci appare ampollosa ai limiti del ridicolo, ma per comprendere bisogna farsi una sola domanda: prima dell'avvento dell'elettricità, esistevano i microfoni? Immaginate di dovervi far sentire anche dall'ultima fila di un enorme teatro, sia pur costruito secondo i dettami dell'acustica, e avrete la risposta al perché di tanto... rumore. Anche nel terzo millennio, ascoltare un cantante lirico dal vivo e da distanza ravvicinata è, secondo me, un'esperienza da fare!
Quando si parla di libretto si intende il testo sul quale il musicista scrive la musica, proprio perché, in forma di piccolo libro, può essere portato a teatro per seguire meglio la storia.



Le nozze di Figaro (1786). So già che a qualcuno verrà subito in mente "Ah, bravo Figaro, bravo bravissimo...".
No.
Quello è Rossini, grande fan di Mozart che, esattamente trent'anni dopo, compone il prequel dell'opera. Un po' come Guerre Stellari, ma vedremo a suo tempo.
La storia, tratta dall'omonima commedia di Beaumarchais, adattata in italiano dal nostro Lorenzo Da Ponte (il Mogol di Mozart/Battisti), narra la storia dei preparativi per le nozze di Susanna e Figaro, due servi del conte di Almaviva, turbati dalla pretesa del conte di approfittare di Susanna, con ovvio disappunto da parte della contessa e di Figaro stesso, in una girandola di equivoci, inganni e sotterfugi, che farà risultare le classi inferiori molto più nobili dei loro superiori (siamo alla vigilia della Rivoluzione francese). Naturalmente la cosa andrà a finire a tarallucci e vino, con il matrimonio dei due protagonisti e tanti auguri e figli maschi da parte di tutti.
L'Ouverture, ovvero il "comincio", è sicuramente uno dei pezzi d'Opera più famosi in assoluto, sfruttata anche per pubblicità varie.
Opera completa:




L'Ouverture (da 1:07)





Un altro brano, ancora più celebre, dell'opera è "Non più andrai farfallone amoroso", cantata da Figaro (basso-baritono) al giovane Cherubino (da sempre interpretato da un soprano per la sua età efebica). La melodia diventò così popolare, che Mozart stesso si autociterà, riproponendola ironicamente nel "Don Giovanni".



"Questa poi la conosco purtroppo!"

Nel film "Amadeus", che ripropone la vita ampiamente romanzata del genio salisburghese, una parte è dedicata alla messa in scena de "Le nozze di Figaro". Qui vediamo la presunta origine di "Non più andrai...": nientemeno che dalla parodia di una marcetta di benvenuto composta dal suo acerrimo nemico Salieri. In realtà pare che Mozart si sia ispirato a canzoni popolari italiane (amava molto il nostro Paese, a dispetto di ciò che viene detto nel film, e anche la rivalità con Salieri viene molto esagerata.


Da "Amadeus" di M. Forman (1984)

Uno dei motivi per cui amo il film "Le ali della libertà" è la sequenza in cui il protagonista, un uomo che passa molti anni in carcere per un delitto mai commesso, si barrica nell'ufficio del direttore e impone a tutti, guardie e ladri, la stupenda canzonetta "Sull'aria", tratta proprio da quest'opera, cantata da Susanna e dalla contessa di Almaviva (soprani). La libertà qui prende le sue ali grazie al sublime tocco dell'arte.


"Sull'aria"


Con il Don Giovanni (1787) siamo al capolavoro dei capolavori: anche chi pensa di non conoscerla, si renderà conto di aver comunque sentito molte delle arie di quest'opera. La storia del donnaiolo per antonomasia, punito per la sua dissolutezza, nata dalla fantasia popolare, ha ispirato molti artisti e pensatori: da Molière a Battisti (arieccolo!), passando da Kierkegaard e Saramago, e scusate se è poco...
Dopo l'Ouverture, il brano orchestrale non cantato che apre le opere, entra in scena Leporello (basso), il servo più o meno fedele del protagonista, che rivendica le proprie legittime aspirazioni di ascesa sociale in "Notte e giorno faticar". Qualcuno ricorda Giuliano Ferrara che straziava questo pezzo d'opera per la sigla di un suo programma?


"Notte e giorno faticar"
Bryn Terfel, un grande Leporello dei giorni nostri
diretto da Claudio Abbado.

L'opera continua con l'assalto del... simpatico protagonista nei confronti di Donna Anna, salvata dal padre, il Commendatore, che tuttavia, nel duello che ne consegue, ha la peggio e muore.
Siamo in una città non meglio precisata della Spagna, probabilmente a Siviglia, luogo con una densità impressionante di personaggi d'opera (il barbiere eponimo, Carmen, Don Giovanni... ma che è?!), però il nostro eroe non disdegna bellezze forestiere, come ci illustra ancora Leporello in un'aria diventata proverbiale "Madamina, il catalogo è questo", in cui il poveretto cerca di spiegare alla disperata Donna Elvira la quale, sedotta e abbandonata, continua a spasimare per lui, che il proprio padrone non è esattamente monogamo. E lo fa sciorinando un papiro con tutte le conquiste ispaniche e non di Don Giovanni: "purché portin la gonnella, voi sapete quel che fa".


"Madamina, il catalogo è questo"
Ancora Terfel diretto da Abbado e Anna Caterina Antonacci.

Ad un certo punto della, come al solito, intricatissima vicenda, il nostro intraprendente protagonista (baritono) si incapriccia per una contadinella, Zerlina (soprano), promessa sposa di Masetto, e ovviamente le promette eterno amore, come fa con tutte, per non far torto a nessuna.
Il duetto che ne consegue è celeberrimo.


Duettino "Là ci darem la mano"
Placido Domingo che dirige e canta.

In tutta questa vicenda c'è anche un altro fidanzato, quello di Donn'Anna, qualcosa a metà strada fra uno zerbino e un servo della gleba, che però esprime tutta la sua non proprio strabordante personalità con una melodia che tocca il sublime senza girarci tanto intorno. (Sentite come la sua voce di tenore tocchi note più alte dei suoi colleghi?)


Aria "Dalla sua pace la mia dipende" Don Ottavio.
Herbert Von Karajan con i Wiener Philharmoniker.

Dopo essere stata sul punto di tradire il suo Masetto con Don Giovanni, Zerlina usa armi tipicamente femminili per stornare l'ira del fidanzato, lavorando di psicologia inversa e dicendo il fatidico "picchiami, me lo merito" che smonterebbe chiunque. E lì nasce l'aria "Batti, batti o bel Masetto".


"Batti, batti o bel Masetto"

Ad essere picchiato è invece proprio Masetto per mano del solito Don Giovanni, stavolta travestito da Leporello che, manco a dirlo, ne subirà le conseguenze. Zerlina propone al proprio amato un rimedio particolare, panacea di tutti i mali: "È naturale, non dà disgusto e lo speziale (farmacista) non lo sa far. È un certo balsamo che porto addosso...". Largo all'immaginazione!



Aria "Vedrai, carino, se sei buonino"

Intanto Donna Elvira (soprano) non si rassegna all'evidenza dei fatti e canta il proprio dissidio amoroso nell'aria "Mi  tradì quell'alma ingrata", salendo e scendendo vorticosamente in scale che rivelano che forse il Nostro nemmeno durante le interminabili ore di lezione di piano con i rampolli di nobili casate smetteva di comporre.


"Mi  tradì quell'alma ingrata"
L'aria comincia a 2:57
Maria Callas e la sua voce particolarissima.

Anche il brano successivo è un vero pezzo di bravura, forse uno dei più difficili dell'intero repertorio lirico. Donn'Anna (soprano) è qui interpretata da Joan Sutherland, artista dalla quale Pavarotti confessava di aver imparato moltissimo dal punto di vista della tecnica vocale.


Rondò "Non mi dir"
Joan Sutherland.
Nella parte finale infiniti gorgheggi
 e uno scroscio di applausi interminabile.

Per una serie di circostanze ad un certo punto Don Giovanni si trova nel cimitero, dove per scherzo invita a cena la statua del Commendatore, da lui ucciso all'inizio dell'opera.
Da questo particolare deriva il modo di dire "convitato di pietra" per indicare una presenza muta ma minacciosa, qualcuno che non c'è ma a cui tutti pensano con inquietudine. Il bello è che la statua si presenta veramente e fa precipitare "il dissoluto punito" (sottotitolo dell'opera) all'inferno. Grande festa, baci, abbracci e scambio di gagliardetti.


Il gran finale.


Nella prossima puntata sentiremo e parleremo di altri capolavori del genio di Salisburgo, spero di non avervi scoraggiato nell'esplorazione di questo mondo meraviglioso chiamato Opera, alla prossima!

Chi scrive questa serie di post non è né una musicista né una musicologa. Se si è una di queste due cose, la lettura può nuocere gravemente alla salute. Segnalate eventuali sfondoni.


Facebook Laura Giannini

Instagram: @lauragianninimoz



15 commenti:

  1. post molto interessante e altamente professionale. Traspare tutta la tua passione. Io amo il melodramma italico....Il toscano è il mio preferito....quello che sta sduto con la sigaretta tra le dita...
    Brava!

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    1. "O dolci baci o languide carezze!" Verrà anche il suo turno, spero. La scrittura di questi post mi richiede molto tempo ma spero di completare la serie e arrivare al Novecento. Grazie, Angela! 😘

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    2. lo attendo...
      non mi muovo da qui...

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    3. Come la Madama Butterfly, "Io con sicura fede lo aspeeeettooooo!" 😂

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  2. Ben ritrovata cara la mia Moz! Si capisce tutta la tua passione da questo post😊
    Non sono una grande appassionata di lirica, sono un po' la pecora nera in famiglia ma ogni tanto ho i miei momenti e allora ascolto qualche aria molto volentieri. Sono proprio curiosa di affrontare questo viaggio con te attraverso le opere di Wofgango😁

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    1. Mi fa piacere, Francesca, scrivo proprio per chi non conosce o non ama particolarmente l'Opera, sperando di contagiarlo. W Wolfango, sempre! 😄

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  3. Nonostante la parola Mozart per me sia sempre stata quasi esclusivamente legata alla melodie dei suoi concerti di pianoforte o clarinetto (e dopo il film La mia Africa anche alle trasvolate in biplano). Nonostante sia un semianalfabeta del linguaggio operistico, ammirato dalle sue alchimie sfuggenti come un bambino ammira l'esibizioni di una squadra di prestigiatori. Ho letto questo post in un soffio. Grazie per aver reso un argomento tanto ostico: interessante e divertente.

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  4. Grazie, Antonio, bellissimo complimento! Io spesso definisco i concerti a cui ti riferisci "la colonna sonora del Paradiso", adoro tutto quello che è uscito dal cervello di quel pazzo pazzo genio! ��

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  5. Ciao Moz!
    Lo ammetto, in questo campo sono una capra...non ci capisco niente di musica classica, bensì conosca diverse Opere. Mio nonno era un grande appassionato, ma questa sua passione non è stata ereditata da nessuno dei suoi figli, e di conseguenza nipoti. Come la descrivi tu è decisamente più chiara (oltre che divertente), la capisco perfino io quindi... bene così!

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    1. Ahahah, possiamo cambiare il titolo con "L'Opera per capre", così anche Sgarbi sarebbe contento! Grazie davvero, il mio scopo principale era proprio quello di divertire! 😘

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  6. Complimenti ! Davvero interessante e divertente il tuo approccio alla lirica. Io personalmente mi occupo di musica strumentale, barocca e sinfonica. Come organista, del repertorio relativo e di arte organaria. Per dieci anni ho viaggiato per l'Europa per corsi e visite agli
    organi storici più importanti.Potrai trovare miei articoli nel blog DIESIS E BEMOLLE - Articoli di Piero.
    Chiedo scusa per la digressione e rinnovo i complimenti !

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    1. Che meraviglia! Vengo a dare un'occhiata sul tuo blog, la musica barocca è bellissima. Conosci il festival di Musica d'organo che fanno a La Verna? Vivo da quelle parti.
      Grazie per i complimenti, tanto più perché provengono da una persona così competente! ��

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