L'Opera,
ovvero uno dei motivi per cui un idioma affascinante ma complicato e, per certi
aspetti, inutile come l'italiano è la quarta lingua più studiata nel mondo.
Anche
solo per questo vale la pena di esplorare il mare magnum del melodramma,
sia pure per sommi capi, sia pure con una barchetta scalcagnata come questa "Opera per
imbranati".
Pare che
l'origine dell'Opera sia da attribuire alla fiorentina Camerata de' Bardi che,
all'inizio del Cinquecento, formalizza questo genere musicale; tuttavia bisogna
ricordare che anche la Commedia dell'Arte prevedeva parti cantate e, se proprio
vogliamo essere pignoli, anche il teatro greco era in alcune parti accompagnato
dalla musica.
Saltiamo
a piè pari i primi vagiti di questo nuovo genere (siamo o non siamo imbranati?)
e precipitiamoci fra le braccia del mio idolo non vivente, Wolfgang Amadeus
Mozart, che ha prodotto alcuni fra i capolavori operistici mondiali.
Sappiamo
che il giovane Wolfango componeva opere già nel girello ma la sua trilogia di
opere buffe/drammi giocosi ("Le nozze di Figaro", "Così fan
tutte", "Don Giovanni", più il Singspiel "Il flauto
magico") sono delle pietre miliari (no, non biliari, quelli sono calcoli
al fegato!) non solo dell'Opera, non solo della musica, ma dell'arte tout
court. Sono il corrispettivo della trilogia tragica più dramma satiresco del
teatro greco, l'Orestea del melodramma... Insomma, vanno conosciute e, se amate
la musica, non saperne nulla è come adorare il cioccolato e non aver mai assaggiato la nutella!
Prima di
prendere confidenza con le arie più note delle opere di Mozart, ci vuole una
rapida infarinatura sulle voci. Dalla
più alta alla più bassa: soprano, mezzosoprano, contralto (femminili, ma
esistono anche contralti maschi); tenore, baritono, basso (maschili).
Oggi la
tecnica vocale lirica, che si basa sull'amplificazione e il potenziamento della
voce umana tramite l'uso del diaframma e l'ampliamento della cavità
orofaringea, ci appare ampollosa ai limiti del ridicolo, ma per comprendere
bisogna farsi una sola domanda: prima dell'avvento dell'elettricità, esistevano
i microfoni? Immaginate di dovervi far sentire anche dall'ultima fila di un
enorme teatro, sia pur costruito secondo i dettami dell'acustica, e avrete la
risposta al perché di tanto... rumore. Anche nel terzo millennio, ascoltare un
cantante lirico dal vivo e da distanza ravvicinata è, secondo me, un'esperienza
da fare!
Quando
si parla di libretto si intende il testo sul quale il musicista scrive
la musica, proprio perché, in forma di piccolo libro, può essere portato a teatro per seguire meglio la
storia.
Le
nozze di Figaro (1786). So già che a qualcuno verrà subito in mente
"Ah, bravo Figaro, bravo bravissimo...".
No.
Quello è
Rossini, grande fan di Mozart che, esattamente trent'anni dopo, compone il
prequel dell'opera. Un po' come Guerre Stellari, ma vedremo a suo tempo.
La
storia, tratta dall'omonima commedia di Beaumarchais, adattata in italiano dal
nostro Lorenzo Da Ponte (il Mogol di Mozart/Battisti), narra la storia
dei preparativi per le nozze di Susanna e Figaro, due servi del conte di
Almaviva, turbati dalla pretesa del conte di approfittare di Susanna, con ovvio
disappunto da parte della contessa e di Figaro stesso, in una girandola di
equivoci, inganni e sotterfugi, che farà risultare le classi inferiori molto
più nobili dei loro superiori (siamo alla vigilia della Rivoluzione francese).
Naturalmente la cosa andrà a finire a tarallucci e vino, con il matrimonio dei
due protagonisti e tanti auguri e figli maschi da parte di tutti.
L'Ouverture,
ovvero il "comincio", è sicuramente uno dei pezzi d'Opera più famosi
in assoluto, sfruttata anche per pubblicità varie.
Opera completa:
L'Ouverture (da 1:07)
Un altro
brano, ancora più celebre, dell'opera è "Non più andrai farfallone
amoroso", cantata da Figaro (basso-baritono) al giovane Cherubino (da
sempre interpretato da un soprano per la sua età efebica). La melodia diventò
così popolare, che Mozart stesso si autociterà, riproponendola ironicamente nel
"Don Giovanni".
Nel film
"Amadeus", che ripropone la vita ampiamente romanzata del
genio salisburghese, una parte è dedicata alla messa in scena de "Le nozze
di Figaro". Qui vediamo la presunta origine di "Non più
andrai...": nientemeno che dalla parodia di una marcetta di benvenuto
composta dal suo acerrimo nemico Salieri. In realtà pare che Mozart si sia
ispirato a canzoni popolari italiane (amava molto il nostro Paese, a dispetto
di ciò che viene detto nel film, e anche la rivalità con Salieri viene molto esagerata.
Uno dei
motivi per cui amo il film "Le ali della libertà" è la
sequenza in cui il protagonista, un uomo che passa molti anni in carcere per un
delitto mai commesso, si barrica nell'ufficio del direttore e impone a tutti,
guardie e ladri, la stupenda canzonetta "Sull'aria", tratta
proprio da quest'opera, cantata da Susanna e dalla contessa di Almaviva
(soprani). La libertà qui prende le sue ali grazie al sublime tocco dell'arte.
"Sull'aria"
Con il Don
Giovanni (1787) siamo al capolavoro dei capolavori: anche chi pensa di non
conoscerla, si renderà conto di aver comunque sentito molte delle arie di
quest'opera. La storia del donnaiolo per antonomasia, punito per la sua
dissolutezza, nata dalla fantasia popolare, ha ispirato molti artisti e
pensatori: da Molière a Battisti (arieccolo!), passando da Kierkegaard e
Saramago, e scusate se è poco...
Dopo
l'Ouverture, il brano orchestrale non cantato che apre le opere, entra in scena
Leporello (basso), il servo più o meno fedele del protagonista, che rivendica
le proprie legittime aspirazioni di ascesa sociale in "Notte e giorno
faticar". Qualcuno ricorda Giuliano Ferrara
che straziava questo pezzo d'opera per la sigla di un suo programma?
"Notte e giorno faticar"
Bryn Terfel, un grande
Leporello dei giorni nostri
diretto da Claudio
Abbado.
L'opera
continua con l'assalto del... simpatico protagonista nei confronti di Donna
Anna, salvata dal padre, il Commendatore, che tuttavia, nel duello che ne
consegue, ha la peggio e muore.
Siamo in
una città non meglio precisata della Spagna, probabilmente a Siviglia, luogo
con una densità impressionante di personaggi d'opera (il barbiere eponimo,
Carmen, Don Giovanni... ma che è?!), però il nostro eroe non disdegna bellezze
forestiere, come ci illustra ancora Leporello in un'aria diventata proverbiale "Madamina,
il catalogo è questo", in cui il poveretto cerca di spiegare alla
disperata Donna Elvira la quale, sedotta e abbandonata, continua a spasimare
per lui, che il proprio padrone non è esattamente monogamo. E lo fa sciorinando
un papiro con tutte le conquiste ispaniche e non di Don Giovanni: "purché
portin la gonnella, voi sapete quel che fa".
"Madamina, il catalogo è questo"
Ad un
certo punto della, come al solito, intricatissima vicenda, il nostro
intraprendente protagonista (baritono) si incapriccia per una contadinella,
Zerlina (soprano), promessa sposa di Masetto, e ovviamente le promette eterno
amore, come fa con tutte, per non far torto a nessuna.
Il
duetto che ne consegue è celeberrimo.
Duettino "Là ci darem la mano"
Placido Domingo che
dirige e canta.
In tutta
questa vicenda c'è anche un altro fidanzato, quello di Donn'Anna, qualcosa a
metà strada fra uno zerbino e un servo della gleba, che però esprime tutta la
sua non proprio strabordante personalità con una melodia che tocca il sublime
senza girarci tanto intorno. (Sentite come la sua voce di tenore tocchi note
più alte dei suoi colleghi?)
Aria "Dalla sua pace la mia dipende" Don Ottavio.
Herbert Von Karajan con i Wiener Philharmoniker.
Dopo
essere stata sul punto di tradire il suo Masetto con Don Giovanni, Zerlina usa
armi tipicamente femminili per stornare l'ira del fidanzato, lavorando di
psicologia inversa e dicendo il fatidico "picchiami, me lo merito"
che smonterebbe chiunque. E lì nasce l'aria "Batti, batti o bel
Masetto".
Ad
essere picchiato è invece proprio Masetto per mano del solito Don Giovanni,
stavolta travestito da Leporello che, manco a dirlo, ne subirà le conseguenze.
Zerlina propone al proprio amato un rimedio particolare, panacea di tutti i
mali: "È naturale, non dà disgusto e lo speziale (farmacista) non lo sa
far. È un certo balsamo che porto addosso...". Largo all'immaginazione!
Intanto
Donna Elvira (soprano) non si rassegna all'evidenza dei fatti e canta il
proprio dissidio amoroso nell'aria "Mi
tradì quell'alma ingrata", salendo e scendendo vorticosamente
in scale che rivelano che forse il Nostro nemmeno durante le interminabili ore
di lezione di piano con i rampolli di nobili casate smetteva di comporre.
"Mi tradì quell'alma ingrata"
L'aria comincia a 2:57
Anche il
brano successivo è un vero pezzo di bravura, forse uno dei più difficili
dell'intero repertorio lirico. Donn'Anna
(soprano) è qui interpretata da Joan Sutherland, artista dalla quale Pavarotti
confessava di aver imparato moltissimo dal punto di vista della tecnica vocale.
Joan Sutherland.
e uno scroscio di applausi interminabile.
Per una serie di circostanze ad un certo punto Don Giovanni si trova nel cimitero, dove per scherzo invita a cena la statua del Commendatore, da lui ucciso all'inizio dell'opera.
Da questo particolare deriva il modo di dire "convitato di pietra" per indicare una presenza muta ma minacciosa, qualcuno che non c'è ma a cui tutti pensano con inquietudine. Il bello è che la statua si presenta veramente e fa precipitare "il dissoluto punito" (sottotitolo dell'opera) all'inferno. Grande festa, baci, abbracci e scambio di gagliardetti.
Da questo particolare deriva il modo di dire "convitato di pietra" per indicare una presenza muta ma minacciosa, qualcuno che non c'è ma a cui tutti pensano con inquietudine. Il bello è che la statua si presenta veramente e fa precipitare "il dissoluto punito" (sottotitolo dell'opera) all'inferno. Grande festa, baci, abbracci e scambio di gagliardetti.
Nella prossima puntata sentiremo e parleremo di altri capolavori del genio di Salisburgo, spero di non avervi scoraggiato nell'esplorazione di questo mondo meraviglioso chiamato Opera, alla prossima!
Chi scrive questa serie di post non è né una musicista né una musicologa. Se si è una di queste due cose, la lettura può nuocere gravemente alla salute. Segnalate eventuali sfondoni.
Chi scrive questa serie di post non è né una musicista né una musicologa. Se si è una di queste due cose, la lettura può nuocere gravemente alla salute. Segnalate eventuali sfondoni.
Facebook Laura Giannini
Instagram: @lauragianninimoz
post molto interessante e altamente professionale. Traspare tutta la tua passione. Io amo il melodramma italico....Il toscano è il mio preferito....quello che sta sduto con la sigaretta tra le dita...
RispondiEliminaBrava!
"O dolci baci o languide carezze!" Verrà anche il suo turno, spero. La scrittura di questi post mi richiede molto tempo ma spero di completare la serie e arrivare al Novecento. Grazie, Angela! 😘
Eliminalo attendo...
Eliminanon mi muovo da qui...
Come la Madama Butterfly, "Io con sicura fede lo aspeeeettooooo!" 😂
EliminaGiacomino è Giacomino
RispondiEliminaOvviamente era riferito al toscano con la sigaretta��
EliminaOf course!
EliminaBen ritrovata cara la mia Moz! Si capisce tutta la tua passione da questo post😊
RispondiEliminaNon sono una grande appassionata di lirica, sono un po' la pecora nera in famiglia ma ogni tanto ho i miei momenti e allora ascolto qualche aria molto volentieri. Sono proprio curiosa di affrontare questo viaggio con te attraverso le opere di Wofgango😁
Mi fa piacere, Francesca, scrivo proprio per chi non conosce o non ama particolarmente l'Opera, sperando di contagiarlo. W Wolfango, sempre! 😄
EliminaNonostante la parola Mozart per me sia sempre stata quasi esclusivamente legata alla melodie dei suoi concerti di pianoforte o clarinetto (e dopo il film La mia Africa anche alle trasvolate in biplano). Nonostante sia un semianalfabeta del linguaggio operistico, ammirato dalle sue alchimie sfuggenti come un bambino ammira l'esibizioni di una squadra di prestigiatori. Ho letto questo post in un soffio. Grazie per aver reso un argomento tanto ostico: interessante e divertente.
RispondiEliminaGrazie, Antonio, bellissimo complimento! Io spesso definisco i concerti a cui ti riferisci "la colonna sonora del Paradiso", adoro tutto quello che è uscito dal cervello di quel pazzo pazzo genio! ��
RispondiEliminaCiao Moz!
RispondiEliminaLo ammetto, in questo campo sono una capra...non ci capisco niente di musica classica, bensì conosca diverse Opere. Mio nonno era un grande appassionato, ma questa sua passione non è stata ereditata da nessuno dei suoi figli, e di conseguenza nipoti. Come la descrivi tu è decisamente più chiara (oltre che divertente), la capisco perfino io quindi... bene così!
Ahahah, possiamo cambiare il titolo con "L'Opera per capre", così anche Sgarbi sarebbe contento! Grazie davvero, il mio scopo principale era proprio quello di divertire! 😘
EliminaComplimenti ! Davvero interessante e divertente il tuo approccio alla lirica. Io personalmente mi occupo di musica strumentale, barocca e sinfonica. Come organista, del repertorio relativo e di arte organaria. Per dieci anni ho viaggiato per l'Europa per corsi e visite agli
RispondiEliminaorgani storici più importanti.Potrai trovare miei articoli nel blog DIESIS E BEMOLLE - Articoli di Piero.
Chiedo scusa per la digressione e rinnovo i complimenti !
Che meraviglia! Vengo a dare un'occhiata sul tuo blog, la musica barocca è bellissima. Conosci il festival di Musica d'organo che fanno a La Verna? Vivo da quelle parti.
EliminaGrazie per i complimenti, tanto più perché provengono da una persona così competente! ��