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venerdì 8 marzo 2019

L’INDICE DI MALACHIA: “ELEANOR OLIPHANT STA BENISSIMO” di GAIL HONEYMAN


“Io da sola stavo bene, benissimo ma dovevo far felice la mamma e tranquillizzarla affinché mi lasciasse in pace. Un fidanzato - un marito - poteva essere il rimedio giusto. Non che io avessi bisogno di nessuno. Come ho detto, stavo benissimo.”

Eleanor Oliphant è una ragazza di circa trent’anni con una laurea in lettere classiche (che le serve a escogitare password inespugnabili come Ignis aurum probat), un lavoro di basso livello in un ufficio e una vistosa cicatrice sulla guancia sinistra, frutto di un passato misterioso. 
Dal venerdì sera, quando saluta i colleghi (è sempre estremamente educata e forbita nel linguaggio) al lunedì mattina in cui li rivede, generalmente non parla con anima viva. Ha solo la sua vodka a tenerle compagnia. Ogni mercoledì sera riceve la telefonata della madre, che le dice cose estremamente carine, come quando evidenzia l’indistruttibile legame fra loro portando ad esempio patologie ereditarie come Alzheimer e cancro al seno. 
Eleanor dice agli altri tutto quello che pensa ma lo fa con dei termini così colti e inusitati che non sai quale delle due cose sconcerti di più chi l’ascolta.
Un giorno si trova a soccorrere, suo malgrado, un anziano che ha avuto un malore per strada e questo segna un cambiamento nella sua routine che la porterà ad una revisione totale della sua vita.


Il libro, scritto dalla scozzese Gay Honeyman, è stato il caso editoriale del 2018 e ha avuto un successo così fulmineo da richiedere dopo la sua uscita tre ristampe in pochi giorni.
Forse non si tratta di un capolavoro come dice il risvolto di copertina, ma è sicuramente molto ben scritto e di piacevole lettura. Molti sono rimasti delusi dal cambio di registro dalla prima alla seconda parte del libro, dove la realtà chiede il suo tributo dopo un rutilante incipit in cui il mondo immaginario di Eleanor è il protagonista assoluto. 
Bisogna dire però che l’autrice ha avuto il coraggio di non buttarla in caciara e di non risolvere il tutto facendo decollare il racconto verso mondo della fantasia.
Dopo la lettura resta un’impressione di positività ma il finale non è stucchevolmente lieto. La protagonista è così goffamente avulsa dal contesto che ispira immediata tenerezza, inoltre ognuno ci si può identificare per qualche lato del carattere (i suoi studi classici, inutili e fondamentali al tempo stesso, me l’hanno subito resa cara).


L’autrice ha rivelato che lo spunto iniziale per il romanzo le è stato fornito da un articolo sulla nuova tendenza alla solitudine delle persone giovani. Il cognome Oliphant richiama non a caso il detto anglosassone sull'elefante nella stanza che tutti fingono di non vedere.
Da non regalare all’amica single suo malgrado.

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