Cerca nel blog

giovedì 6 agosto 2020

"L'INDICE DI MALACHIA": LIBRI DA QUARANTENA.

Foto di gruppo con tartaruga decontestualizzata 

Molti forti lettori hanno lamentato grosse difficoltà di concentrazione durante la quarantena per i Covid-19. Anch'io. Volevo rileggere Proust e scrivere una saga familiare ambientata fra la minoranza finnica in Lettonia: ma no, tranquilli. Non ce l'ho fatta. 😅
Questo è più o meno quello che ho letto da gennaio a giugno. Ovvero dall'incoscienza alla (falsa) ripartenza.  



TIGRI IN QUARANTENA🐯 “La civiltà, dopo aver concesso a ognuno di noi la libertà e averci reso fieri come tigri, ci getta in una gabbia, per mantenere il mondo tranquillo. Questa non è una vera pace. È la pace della tigre nel giardino zoologico, che se ne sta sdraiata fissando furiosamente gli uomini.”

Queste parole sono state scritte nel 1906 dallo scrittore giapponese Natsume Sōseki ma si addicono tremendamente all’uomo moderno, e in maniera sinistra anche alla nostra condizione di “quarantenati”.
Il pianista Glenn Gould, che lesse il primo capitolo di “Guanciale d’erba” (una poesia in prosa) alla radio della CBC nel 1982, lo considerava il suo libro preferito e secondo lui riassumeva esemplarmente la condizione stessa dell’artista.
Il protagonista, si perde, o forse no, e arriva in un piccola casa da tè di montagna. Fra acquarelli e composizioni di Haiku, una sfuggente figura femminile si confonde con quella di una leggenda locale. Niente è banale, specie le riflessioni sull’arte, anche quella occidentale, con la quale si confronta spesso. Altra citazione per i cultori del sushi: “In fondo non c’è un solo cibo occidentale che abbia una bella tinta. [...] Dal punto di vista della nutrizione non so, ma come pittore mi sembra una cucina poco evoluta.”
Sublime.
🐢 Anche questa foto fa parte della serie “libri con oggetti carini più o meno attinenti al contenuto buttati intorno”. La tartaruga fa parte della mia collezione e fa la sua comparsa solo per il colore, en pendant con la copertina, e per la similitudine con il mio stile di vita e di lettura: lento e nemmeno tanto profondo. 





APRILE, DOLCE DORMIRE 🌸🛌 Avete un autore tavor? Intendo dire, quando sapete di dover attraversare un periodo critico, rognoso, pieno di grattacapi, evadere è una questione di sopravvivenza e non avete voglia di addentrarvi in territori sconosciuti, quale libro, quale autore vi tenete in caldo?
Io ho i Maigret di Simenon, con le sue taverne di terz’ordine che sanno di coq au vin, i pernod, le birre e le pipe, spaccate nei momenti tesi dalle grossolane mani del sottile indagatore, più interessato alla vita sentimentale che all’alibi dei sospettati; con i suoi momenti di rimugino, durante i quali chi gli sta intorno sa di non doverlo molestare con domande o sollecitazioni, con il tran tran del Quai des Orfèvres e la noia, quasi, di un’indagine che non si sblocca.
Per questa quarantena ero ben fornita, grazie a questo maxitomo (versione letteraria non meno golosa del maxicono) della Adelphi. Ho appena finito “Maigret è prudente”, davvero in linea con l’attuale temperie. E comunque mi lascio sempre anche un Camilleri o un Manzini, che non si sa mai. 




STAY FOOLISH, STAY HUNGRY. 🦧 “Il libro che avete fra le mani è uno dei più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni.” (Terry Pratchett). “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene” (discutibile traduzione di “The Evolution man”) tratta di una famiglia di cavernicoli dai nomi old british come Oswald e Wilbur alle prese con un visionario e dispotico patriarca fanatico del progresso, una specie di Steve Jobs ante litteram, che impone loro invenzioni per le quali non sono forse preparati. Fruttero e Lucentini a proposito di questo libro hanno detto: “L’anacronismo a scopi comici è stato usato di frequente in letteratura, ma non ricordiamo esempi più riusciti di questo”. Come quando zio Ian, quello che ha viaggiato, ribatte al fiero inventore che il fuoco è già stato scoperto in Cina. “Scoprono sempre tutto per primi” sentenzia. 
Oppure: “ Traslocare?” boccheggiò la mamma. “È la prima volta che lo sento, e spero che sia anche l’ultima”.
Nella sua presunta leggerezza, il libro è diventato un cult anche per la sottile ironia sulla scomodità dell’intellettuale e dell’innovatore visionario, che paga personalmente per la fine del Pleistocene.
🦕 🦖 Se Albano lo avesse letto, saprebbe che l’uomo non ha sconfitto i dinosauri.



NEURONI IN VACANZA.  Questa è la storia di un libro che mi sembrava di aver già iniziato, ma forse ero arrivata a metà; no, alla fine mi sono accorta di avere già letto per intero ma non me lo ricordavo. Sicuramente un libro per definizione non memorabile ma senza dubbio ben scritto e non scontato. Paradossalmente fin dall’inizio si sa chi sarà l’assassino e chi sarà la vittima. Tutto per caso, con un effetto domino, proprio come una carambola nel biliardo, in cui la normalità diventa mostruosità in una frazione di secondo. I poliziotti svedesi, poi, hanno il fascino freddo della tristezza. Se però fra un paio d’anni ci scrivo un’altra recensione, è arrivato il momento: terminatemi! 👵🏻🔫


CANTO PIANO, HO QUALCOSA DENTRO IL CUORE. 💙 I miei libri sono pieni di orecchi per tenere il segno, quelle che si mettono nell’angolo in alto. 👂🏻 E già i bibliofili puristi rabbrividiranno. Poi ci sono quelli in basso, quando trovo un passo chiave, una citazione che non mi voglio dimenticare (allungare la mano e prendere un lapis sarebbe uno sforzo eccessivo😅)  e che mi piace inserire nelle poche righe che scrivo qui e nel blog per non buttare il volume dello stanzino dei neuroni fulminati. Per questo libro non ho messo nessun orecchio in basso. Nessuna frase ad effetto, nessun passaggio da citare. “Canto della pianura”, titolo originale “Plainsong”, il “cantus planus” medievale senza accompagnamento strumentale ed eseguito all’unisono. Così è lo stile di Haruf, senza fronzoli e addirittura nemmeno segni grafici per il discorso diretto. Una semplicità che, unita alla quotidianità e, quasi, alla banalità delle situazioni tipiche di una cittadina della provincia americana, porta all’alta letteratura. Ricorda Hemingway - anche se l’autore, morto nel 2014, preferiva Faulkner - e Affinati ci ritrova la malinconia di Čechov. Holt diventa la tua casa e, malgrado non sia una dimora lussuosa e accogliente, non vedi l’ora di tornarci. Io ci tornerò, spero presto, con “Crepuscolo” (@leggereconleggerezza mi ha consigliato di seguire l’ordine di pubblicazione  americano), per finire con “Benedizione”, anche se ogni libro di questa “Trilogia della Pianura” può essere gustato di per sé.
SCHIAVI DI SCHIAVONE ⛓🔍 In questa prima parte dell’annus horribilis ho letto ben tre Schiavoni, due romanzi e un racconto. Il primo, che è anche l’ultimo della serie, uscito i primi di gennaio, è “Ah, l’amore l’amore”, ambientato in ospedale, dove il vicequestore è ricoverato a causa del proiettile beccato alla fine della puntata precedente. Questo romanzo ha segnato per me il passaggio ad uno Schiavone a cui si comincia a fare l’abitudine, di cui si conoscono tutti i pensieri e le manie, un po’ una transizione da amante a marito. Il che non è un male, è una fase che ho vissuto, per esempio, anche con il Montalbano di Camilleri, quando l’entusiasmo iniziale per la novità del personaggio comincia fisiologicamente a scemare, quindi la cosa dipende più dal lettore che da chi lo scrive. Poi ho fatto un salto indietro con il secondo romanzo della serie, “La costola di Adamo”, e ho avuto un po’ l’impressione che si ha guardando le prime puntate dei Simpson, che sembrano disegnate sempre da  Groening ma con la mano sinistra. Qui Rocco è più ruvido, appena sbozzato ma ha la forza della sua giovane esistenza come personaggio. Infine, proprio durante la quarantena, Manzini ci ha letteralmente regalato un racconto, scaricabile dal sito della Sellerio e legato a una raccolta fondi per l’emergenza, intitolato “L’amore al tempo del Covid”, sempre con protagonista quell’adorabile canaglia di stanza ad Aosta. Beato te, Manzini, che in quarantena riesci non dico a leggere ma a scrivere, e grazie per questo racconto, vera pioggia nel deserto della pandemia.



SI SALVI CHI PUÒ 🏠🔥😱Mi sono ritrovata  questo libro fra le mani  a marzo e in effetti non era esattamente la lettura ideale da fare in tempore pestis. Né allegro né, ahimè, ben scritto. Ma è un libro in ogni caso cruciale per leggere il nostro tempo. All’inizio sono trascritti alcuni discorsi pronunciati in occasioni particolarmente importanti da Greta Thunberg, la ragazzina svedese diventata famosa per i suoi scioperi scolastici per il cambiamento climatico davanti al Parlamento svedese. Il resto del libro è stato scritto per lo più dalla madre di Greta, Malena Ernman, una cantante lirica che ha dovuto gestire insieme al marito due figlie con disturbi legati allo spettro autistico. Con capitoli brevi e dallo stile estremamente asciutto, viene dipinto un ritratto della società e della scuola svedese molto lontano dalla visione idilliaca e dai sensi di inferiorità che abbiamo nei paesi del sud europeo. Il tema ambientalista è solo una parte di questo libro, che tratta le difficoltà di una famiglia eccezionale, sotto diversi punti di vista. Ho imparato che un solo viaggio in aereo vanifica vent’anni di raccolta differenziata ma non si è mai troppo piccoli per fare la differenza, e che la speranza e l’ottimismo in questo caso non sono strumenti positivi. “Non voglio la vostra speranza. Non voglio che siate ottimisti. Voglio che siate in preda al panico. […] Voglio che agiate come se la vostra casa fosse in fiamme. Perché lo è.”

Siete stati più bravi di me e ne avete letti di più in quarantena? Avete scritto una saga familiare ambientata fra la minoranza finnica in Lettonia? Ce ne sono alcuni che avete letto e non siete d'accordo con me? A voi la parola!