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martedì 30 agosto 2016

L'INDICE DI MALACHIA.


Probabilmente quelli di voi che hanno letto/visto "Il nome della rosa" ricorderanno il personaggio di  Malachia, il bibliotecario dell'abbazia in cui è ambientato il romanzo. Purtroppo a causa del suo...  indice e della sete di lettura fa una brutta fine. Ma chi di noi avrebbe resistito a sfogliare il libro proibito? Se siete un po' "avvelenati" dalla lettura come me, leggete oltre.

Foto dal web.

Sono una lettrice bulimica. Leggo molto e velocemente ma tendo a dimenticare in modo altrettanto veloce diversi dettagli importanti, anche di libri che ho adorato. La cosa mi dispiace molto, mi sembra uno spreco di memoria, ma si sa che i nostri neuroni col tempo (ebbene sì!) si deteriorano e il nostro cervello a volte fa pulizia nostro malgrado.

Quindi ho pensato di mettere nero su bianco le mie impressioni o i passi che mi hanno colpita di più delle ultime letture. Qui sotto ci sono i titoli dei libri che ho letto negli ultimi mesi, fatemi sapere con un commento quali sono quelli di cui vi piacerebbe che vi parlassi.

Ho già in programma un post su "Il magico potere del riordino" di Marie Kondo e la mia esperienza ad esso correlata (quindi anche se non vi interessa... 😜).


Fred Vargas, La cavalcata dei morti e Tempi glaciali.
Georges Simenon, La camera azzurra.
Herman Melville, Moby Dick o la balena.
Natsume Sōseki, La porta.
Irène Némirovsky, Suite francese.
Alessandro Baricco, La sposa giovane.
Murakami Haruki, L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio.
Marie Kondo, Il magico potere del riordino.
Marco Ghizzoni, Il cappello del maresciallo.
Divier Nelli, La contessa.
Arto Paasilinna, Professione angelo custode.
Marco Malvaldi, Buchi nella sabbia.
Georges Simenon, I Maigret 11 (Maigret si mette in viaggio, Gli scrupoli di Maigret, Maigret e i testimoni recalcitranti, Maigret si confida, Maigret in Corte d'Assise).

Alcuni libri non sono nella foto di gruppo perché o mi erano stati prestati quando li ho letti o li ho già  prestati io a qualcuno.

Alcuni mi sono piaciuti da impazzire, altri li ho lasciati a mezzo per ragioni inoppugnabili (ebbene sì, anche secondo Pennac un lettore ha diritto a piantare un libro a metà, se non gli piace), altri ancora sono in corso di lettura... Se poi vi venissero in mente altri titoli, segnalateli pure, potrei averli letti e ricordare ancora qualcosa! O meglio, consigliatemi qualche titolo che a voi è piaciuto!


Lasciando un commento mi aiuterete a migliorare la qualità dei post! 😊

giovedì 25 agosto 2016

LA PANZANELLA: RICETTE DI PANE, RICETTE TOSCANE (RICETTE VEGANE)


Chi mi conosce sa che odio cucinare. Mi salvo come cuoca solo perché ho un gagliardo appetito. 
Ci sono però alcune ricette che mi piace preparare,  e la panzanella è una di queste. Poi mi sono accorta che alcuni dei piatti che sopporto di dover cucinare hanno qualcosa in comune: sono toscani come me (e fin qui niente di strano), sono fatti con il pane avanzato e sono vegani, cosa bizzarra, perché non sono vegetariana, né tantomeno vegana.
Quella che sto per darvi non è una semplice ricetta ma il tipico piatto che varia di regione in regione, di città in città, addirittura di casa in casa, e ognuno giura che la propria è la versione giusta. È diffusa, con molte varianti, in tutta l’Italia Centrale ed è un piatto della tradizione contadina. Ovviamente la mia è l’unica versione accettabile e definitiva! 😉 


Si tratta di un piatto
·       estivo;
·       vegetariano, ma che dico! vegano (Morrissey sarà contento)!
·       non richiede l’uso di fornelli né di forno;
·       economico;
·       dietetico (se non si esagera con la quantità di pane e olio).

Ingredienti:
·       pane toscano bianco secco;
·       insalata;
·       pomodori da condire;
·       cetriolo;
·       cipolla (fresca o rossa, ma vanno bene tutte);
·       sedano;
·       basilico;
·       olio extravergine di oliva;
·       aceto rosso;
·       sale.

Quantità:
Le quantità variano a seconda che vogliate renderla più “panosa” o più “verdurosa”, io vi dico che, per 3 persone, uso circa un etto di pane secco, un pomodoro, mezzo cetriolo, qualche foglia di insalata, mezza cipolla, un gambo di sedano e qualche foglia di basilico.
Nelle foto che vedete, invece, avevo preparato per 6 persone circa.

Procedimento:
Prima di tutto... lavatevi bene le mani! Poi capirete il perché.
Prendete il pane toscano, almeno del giorno prima, messo a seccare in un luogo areato dentro un sacchetto di carta (non provateci con altre varietà salate perché vi verrebbe un pappone immondo, abbiamo sperimentato), mettetelo in una zuppiera e bagnatelo con un po’ d’aceto. Poi riempite la zuppiera d’acqua.
  


N.B. Il segreto di una buona panzanella è non farla troppo bagnata (un pappone, appunto). L’aceto nell’acqua di ammollo serve appunto a non aggiungerne tanto quando la si condisce e quindi è un trucco per non appesantirla. Perciò, specie se il pane è tagliato a fette singole, vegliate attentamente che non si ammolli troppo. Pochi minuti in genere bastano.

Intanto affettate a rondelle il cetriolo e mettetelo con un po’ di sale a spurgare l’acqua.



Quando sentite che il pane si è ammorbidito, prendetelo in mano e... strizzatelo forte, in modo da ottenere dei pezzi spugnosi, umidi ma non fradici, da mettere in un’altra terrina. Se avete seguito le mie istruzioni, a questo punto facendo sobbalzare la zuppiera, i vari pezzi dovrebbero saltellare leggeri in aria, senza fare “ciaf!” al loro atterraggio.


Il più è fatto!
Scolate i cetrioli e aggiungeteli.
Ora lavate e affettate i vari ingredienti (una mandolina a lama regolabile è quello che ci vuole), facendo sempre attenzione che non siano troppo bagnati: pomodori, sedano, insalata, cipolla. Chi, come me, non digerisce bene la cipolla, può lasciarla a pezzi grossi in modo da gustarsi  solo l’aroma e poterla accantonare ai lati del piatto. Chi invece non ama la cipolla, non ama la panzanella.😉
       

Aggiungete le foglie di basilico sminuzzate, condite con aceto rosso, olio extravergine d’oliva e sale a vostro piacimento (aggiungendo poco alla volta i condimenti e assaggiando via via, il che è anche divertente!) e il vostro piatto è pronto.
È un ottimo primo per le sere d’estate ma può essere anche un gustoso antipasto, servito in una ciotolina insieme a  affettati e formaggi. Può durare in frigo anche un giorno ma raramente mi è capitato che avanzasse!



Alcuni eretici aggiungono del tonno in scatola con dei capperi e ne fanno un piatto unico, ma i puristi si stanno muovendo affinché ciò diventi un reato federale.

Buon appetito e... alla prossima!

Tutte le foto sono fatte da me... e si vede!

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sabato 20 agosto 2016

THE SMITHS (NUOVA EDIZIONE)



Forse non molti  di voi hanno sentito nominare Morrissey e gli Smiths.
Bene bene, poniamo rimedio! 😈
Un breve tratteggio della storia di questo gruppo storico e del suo leader, cantante e autore dei testi, il grande Moz.

Diversi anni fa, annunciando la ristampa di quella manciata di classici incisi nei pochi anni di esistenza degli Smiths, un'autorevole rivista inglese scriveva una cosa così: "Deve essere divertente essere gli U2. Immaginate. Siete la più grande band del pianeta. I media sono ai vostri piedi, i concerti sold out ovunque, alzate il telefono e parlate con i politici del pianeta, in milioni comprano i dischi. Eppure nel profondo del cuore sapete di non valere neanche un briciolo degli Smiths. E la stessa cosa si potrebbe dire per Guns N'Roses, Nirvana, Bruce Springsteen e tutti i colossi del rock. Diciamoci la verità: nessuno è come gli Smiths".

Si può non essere d'accordo con questa affermazione, anche perché i gusti musicali sono sacri, ma l'importanza del gruppo nel panorama musicale mondiale è indiscussa.

Ho conosciuto questa band tramite un amico del mio fidanzato (ora marito), che ci "sdoppiò" in cassetta "The World won't listen", una raccolta uscita nel 1987, che ci ha fatto da colonna sonora per gli anni a venire. Purtroppo di lì a poco il gruppo si sciolse ma da allora la band inglese ha segnato il nostro modo di ascoltare la musica. 


"Gli Smiths", come noi italici anni Ottanta li chiamavamo, o "The Smiths", nascono a Manchester nel 1982 dall'incontro fra Johnny Marr, al secolo John Martin Maher (1963), chitarrista e autore delle musiche, e Steven Patrick Morrissey, che da allora preferì essere chiamato semplicemente col cognome (1959), autore dei testi e cantante. La leggenda narra che il giovane Johnny, avendo saputo che Morrissey era interessato a formare un gruppo, suonò il campanello del cantante, che all'epoca passava la maggior parte del proprio tempo chiuso in camera sua a leggere Oscar Wilde.
"Ci mise un'eternità a scendere" commentò dopo Marr. Già da allora il giovane Moz curava molto il proprio aspetto esteriore...
All'organico della band si unirono Andy Rourke al basso e Mike Joyce alla batteria. Tutti i componenti del gruppo hanno origini irlandesi. 
The Smiths, il cognome più diffuso in Inghilterra (come dire "I Rossi"), venne scelto in contrapposizione ai nomi altisonanti scelti dai gruppi dell'epoca (Duran Duran, Spandau Ballet...) per sottolineare l'aderenza alla realtà dei temi affrontati dalle loro canzoni. Infatti qualche anno dopo, in "Panic", Morrissey auspicherà l'impiccagione dei Dj, "perché la musica che mandano di continuo non mi dice nulla della mia vita".
L'occasione che ispirò la canzone è legata al disastro nucleare di Chernobyl del 1986, ma sentiamolo dalla voce di Marr: "Morrissey ed io stavamo ascoltando una trasmissione radiofonica di Newsbeat su Černobyl' e quando la storia di questo disastro scioccante giunge al termine, subito parte "I'm Your Man" dei Wham!. Ricordo che pensammo: ma che ca*** c'ha a che fare questo con la vita delle persone?"

Ma torniamo alle origini. In poco tempo i ragazzi si fecero notare e uscì il primo album "The Smiths" (1984), in cui i riff della chitarra di Marr e i testi forti e originali di Morrissey determinarono il successo della band. La loro prima esibizione a Top of The Pops fu con  "This Charming Man", "Quest'uomo affascinante", che suscitò scalpore per gli accenni alla pedofilia nel testo. Morrissey si fece notare roteando gladioli incessantemente. 




"Vorrei uscire stasera, ma non ho uno straccio da mettermi"
Chi di noi non ha mai detto una frase del genere? Moz uno di noi! 

Piccola notazione sul look del cantante: camicie oversize e collane rubate alla mamma... Be', i suoi gusti fortunatamente miglioreranno con gli anni.
"La quantità di persone che hanno detto quanto Meat Is Murder 
li ha trasformati è sorprendente." (Chrissie Hynde)
L'anno seguente esce Meat is murder ("La carne è un assassinio"), album in cui si concretizza l'impegno vegetariano e animalista di Morrissey e Marr. Ancora oggi in ogni concerto Morrissey canta la canzone che dà il titolo all'album, mostrando un filmato dal titolo "Meet your Meat", con immagini di sconvolgente crudeltà sugli allevamenti intensivi, responsabile di molte conversioni al vegetarianismo. 



Ma non tutti apprezzarono questo impegno. È celebre la rivalità che opponeva Morrissey al leader di un altro gruppo storico degli anni Ottanta, Robert Smith (ironia dei cognomi!) dei Cure, che dichiarò: "Se Morrissey non mangia carne, allora io mangerò carne, perché io odio Morrissey."
Di rimando, il Nostro: "I Cure, una nuova dimensione della parola schifo". E lo Smith anti Smiths: "Morrissey è così depresso, se non si uccide presto da solo, lo farò io!" 
Piccoli dissapori fra gentlemen inglesi!


Una delle canzoni che amo di più di questo album è "Nowhere Fast", in cui Morrissey descrive efficacemente lo stato depressivo che lo ha sempre afflitto: "Quando sono steso sul mio letto, penso alla vita e penso alla morte, e nessuna delle due mi attira particolarmente. E se verrà il giorno in cui proverò un’emozione spontanea, sarò così turbato che probabilmente mi stenderò in mezzo alla strada e morirò"



Nowhere fast: notare Marr che si ostina a fumare
mentre suona la chitarra da par suo.
In questo periodo viene organizzata da Bob Geldolf "Band Aid", una sinergia di artisti di fama internazionale (Boy George, Bono Vox, Sting e molti altri), volta a raccogliere fondi per la fame in Etiopia. Il risultato fu il singolo "Do they know it's Christmas" e il celebre megaconcerto "Live Aid" del 13 luglio 1985.
Ecco cosa dichiara Morrissey in risposta alla domanda sul perché la sua band non avesse aderito al progetto: "Il disco era veramente terribile, considerando anche la massa di talenti coinvolti. Uno può avere grande preoccupazione per il popolo etiope, ma è un'altra cosa rispetto ad infliggere torture quotidiane al popolo inglese. E non è stato fatto timidamente, era la cosa più ipocrita mai fatta nella storia della musica popolare. Persone come la Thatcher e la famiglia reale potrebbero risolvere il problema etiope in dieci secondi. Ma la Band Aid ha evitato di dire questo, rivolgendosi invece ai disoccupati."
Ehm, sempre diplomatico...


La discografia di questo gruppo è piuttosto strana, con singoli che uscivano di continuo che venivano poi riuniti in raccolte. In una di queste c'è questo gioiellino di 110 secondi, originariamente pensato come lato B, una specie di preghiera in musica, "Please, Please, Please Let Me Get What I Want", che in Italia negli anni Ottanta diventò famoso per la pubblicità della birra: chi se la ricorda?  


Particolare anche la politica del gruppo riguardo ai video musicali: siamo negli anni della nascita di MTV e del boom dei video musicali ma la band (o meglio Morrissey e Marr, che come avrete capito rappresentano le menti creative) non ritiene di doversi buttare nella mischia di immagini patinate, eye-liner (maschili) e ambientazioni esotiche, perché effettivamente queste cose non rispondevano ai messaggi lanciati dalla loro musica.
Per questo non troverete molti video ufficiali, se si escludono quelli bellissimi del regista Derek  Jarman.





L'anno dopo il Nostro esce definitivamente allo scoperto per quanto riguarda la sua allergia alla famiglia reale inglese con il terzo album "The Queen Is Dead" (1986), considerato da molti il migliore del gruppo e inserito dalla rivista Rolling Stone fra i 500 migliori album di sempre.

In copertina Alain Delon ❤️.
Il disco comincia con il brano eponimo: una raffica martellante di batteria che annuncia l'irruzione nientepopodimeno che... a Buckingam Palace, dove il Moz incontra il principe Carlo e gli chiede candidamente se non gli piacerebbe apparire sulla copertina del Daily Mail con il velo da sposa della madre. Dopo è la volta della regina in persona, che gli dice: "Io ti conosco, tu sei quello che non sa cantare!" E lui: "Questo è niente, dovresti sentire come suono il piano!" Un grido di dolore attraversa il brano: "La vita è molto lunga quando sei solo". (Allegria, portami via!)



La ragione del successo di questo gruppo consiste probabilmente nell'unione dei testi di Morrissey, diretti, tormentati, ferocemente ironici e dolenti, e la musica di Marr, ispirata agli anni Sessanta, giocosa, allegra e positiva. Infatti noi (all'epoca!) ragazzi italiani, che masticavamo poco l'inglese, avevamo preso gli Smiths per una "Party band" (che sensazione ballare "Ask", "Panic" o "How sono is Now" in discoteca!), benché qualcosa trasparisse prepotentemente dai testi, anche col poco inglese che sapevamo.
In una delle canzoni più celebri del gruppo, "There is a Light that Never Goes Out", si parla di una serata in macchina con la persona amata: "E se un autobus a due piani si schiantasse contro di noi, morire al tuo fianco sarebbe un modo paradisiaco di morire".


In Bigmouth Strikes again ("Lingualunga colpisce ancora", indovinate di chi si parla?) invece la canzone comincia così: "Dolcezza, stavo solo scherzando quando ho detto che mi piacerebbe spaccarti tutti i denti che hai in bocca". Si capisce perché Noel Gallagher (chitarrista e autore dei testi degli Oasis) abbia dichiarato: "Qualunque cosa voi mettiate in un testo per definire il vostro amore o il vostro odio, Morrissey lo fa meglio." 

Inutile dire che il cantante mancuniano  ha offerto ai giornalisti su un piatto d'argento un titolo buono per ogni sua esternazione; non contento  si paragona a una Giovanna d'Arco messa al rogo dalla stampa, cui si fonde il walkman fra le fiamme! Questa è una delle mie canzoni preferite di questo gruppo, il testo ha un umorismo caustico e la chitarra di Marr dà un nuovo significato alla parola "trascinante". È praticamente in tutte le mie compilation (Oops! Playlist...) autoprodotte dagli anni Ottanta ad oggi! 



In questo album ci sono anche altre canzoni che hanno fatto la storia di questo gruppo, come "The Boy with The Thorne in his Side", "I Know It's Over", "Some Girls Are Bigger then Others" "Cemetry Gates" e "Vicar In A Tutu".



The Boy with The Thorne in his Side: l'espressione di Morrissey 

a 1:19 quando dice "love" vale tutto il video!

Una delle canzoni più belle e giustamente note del gruppo, nonché assai rappresentativa del livello di depressione del suo autore, è "Asleep", una via di mezzo fra una ninna-nanna e il biglietto di un aspirante suicida. "Cantami una ninna-nanna, sono stanco e voglio andare a letto. Non provare a svegliarmi domattina, perché me ne sarò andato... Non voglio svegliarmi mai più da  solo."




Asleep: il video è realizzato con le immagini del film "Noi siamo infinito" 
perché è la canzone preferita del protagonista.

Strangeways, Here We Come (1987) è il quarto ed ultimo album in studio, considerato da Morrissey e Marr il migliore, ed entrambi si trovano d'accordo anche nell'indicare come la loro più bella canzone "Last Night I Dreamt That Somebody Loved Me": "Stanotte ho sognato che qualcuno mi amava." Solo leggere questo titolo dice tutto sul mondo interiore di Morrissey. 





Sentiamo invece cosa dice Bono Vox di "Girlfriend in a Coma": "Quando l'ho sentita per poco non mi sono schiantato con la mia macchina e non sono finito io in coma. Lui ha quel dono e non è opera di un miserabile." (Si riferisce a un altro testo di Morrissey, "Heaven Knows I'm Miserable Now")

Purtroppo la pressione del successo e il fatto che Marr desiderasse collaborare con altri artisti, fecero sì che la band si sciogliesse nel 1987. All'epoca tutti pensarono, me compresa, che la colpa fosse del polemico e insofferente Morrissey; in realtà pare che sia stato Marr a mollare tutto, stanco anche delle richieste del collega di fare cover di pezzi degli anni Sessanta, francamente improponibili (come "Golden Lights"). Per Moz un altro trauma affettivo, che riproporrà in tutte le salse nelle sue canzoni successive.

C'è un po' di Moz anche in Harry Potter!
"Penso che gli Smiths siano stati l'unico gruppo la cui separazione davvero mi ha colpito personalmente." (J.K. Rowling). 

La storia di questo gruppo finisce qui. A questo punto nessuno avrebbe scommesso una lira su Morrissey, considerato solo un rompiscatole intellettuale, che avrebbe interrotto lì la propria carriera, schiumando di rabbia sui successi di Marr, l'autore delle musiche.
Ma fu proprio così? 
Lo saprete nella prossima puntata, con un nuovo post sulla figura di Morrissey e la sua carriera solista. 😄 

Purtroppo ho dovuto fare della scelte dolorose ed escludere canzoni che dal mio punto di vista erano meno importanti per non rendere la lettura più pesante del dovuto. Ditemi se conoscevate questo gruppo e se ho omesso canzoni che amate.


Alla prossima! Vi lascio con un capolavoro di questa band, da ascoltare a tutto volume in macchina, con le lacrime agli occhi per l'ennesima delusione che la vita ci purtroppo ci rifila: "How Soon is Now?". "Io sono il figlio e l'erede di una timidezza criminalmente volgare, io sono il figlio e l'erede di niente in particolare... Sono un essere umano e ho bisogno di essere amato, proprio come tutti gli altri".




P.S. Per chi volesse approfondire la conoscenza dei testi di questo gruppo, vi consiglio questo sito: www.morrisseyitalia.com


P.P.S. Per questa serie di post sono fortemente debitrice agli autori di questi due libri. 


Foto mia. Tutte le altre prese dal web.

Leggi "Morrissey carriera solista parte I"


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