Cerca nel blog

sabato 22 ottobre 2016

LA ZUPPA LOMBARDA (RICETTE DI PANE, RICETTE VEGANE, RICETTE TOSCANE)

Dopo la Panzanella e la Pappa col pomodoro, oggi vi parlerò di una ricetta estremamente semplice, economica, completa, che si può fare in momenti di emergenza, adatta soprattutto ai mesi freddi.



Il mangiatore di fagioli del Carracci
secondo me ha spinzettato troppo quelle sopracciglia...

Questo piatto ha una storia che ne spiega il nome.
Fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, nei dintorni di Firenze arrivarono molti minatori provenienti dalla Lombardia, per scavare i numerosi tunnel della linea ferroviaria Faentina. Dopo gli estenuanti turni di lavoro (anche dodici ore), i poveretti non trovavano nessuna osteria aperta per mangiare qualcosa di caldo, così i fiorentini inventarono, con quello che avevano in casa, questa semplice zuppa che prende il nome dagli operai che la mangiavano.
Secondo altri, invece, questo era il piatto preferito di Bernardino Zendrini di Brescia che, nel 1740, diresse i lavori di prosciugamento di una parte della Maremma, con una squadra di operai lombardi.
In molte zone, per assonanza e per l'innata eleganza del popolo toscano, viene chiamata anche "zuppa bastarda".



Foto mia.
Ingredienti:

   Due fette di pane toscano (sì, lo so, giuro che è l'ultima volta!) abbrustolito a testa;
   due ramaiolate di fagioli cannellini, con il loro brodo, a testa;
   qualche spicchio d'aglio;
   qualche foglia di salvia;
   olio extravergine d'oliva q.b.;
   sale;
   pepe.

Procedimento:

Si abbrustoliscono le fette di pane (anche raffermo), ci si strofina sopra uno spicchio d'aglio, si mettono in una scodella e ci si versano sopra due ramaiolate di fagioli con il loro brodo. Crocina d'olio e buon appetito!
Foto Web

Imbarazzante nella sua semplicità...
Ora potete capire perché poteva essere fatta in tutta velocità con gli avanzi che avevano in cucina!

Per preparare i fagioli ci sono due metodi:


Foto mia.
Il metodo Moz: apri una lattina di fagioli, versala in un tegame con olio, aglio e qualche foglia di salvia, riscalda qualche minuto e... via!

Foto mia.

Metodo della nonna: mettete i fagioli secchi a rinvenire nell'acqua la sera prima, scolateli e, magari in una di quelle belle pentole di coccio, metteteli con poca acqua, una buona dose di olio extravergine d'oliva, un pizzico di sale (il sale indurisce la buccia dei fagioli, aggiungerete quello che manca alla fine), poco pepe, aglio schiacciato e salvia.
Per ovviare ai ben noti effetti delle bucce dei legumi 😁, si può usare l'alga Kombu (si trova ormai in quasi tutti i supermercati nel reparto tofu/seitan e affini vegani) e, anche se il suo aroma un po' particolare può non piacere, basta metterne veramente poca nell'ammollo e toglierla a fine cottura.
Questo vecchio metodo si basa sulla lentezza: deriva infatti dalla cottura effettuata in un fiasco spagliato messo in un canto del forno dopo che si era cotto il pane, quindi lentissimamente e con una dose minima di acqua per non disperderne il sapore.
Con la pentola di coccio la questione sarà più veloce, ma va messo a fuoco bassissimo, con un diffusore di calore sotto (una di quelle retine circolari da fornello che vedete nella foto) e con il coperchio.
Personalmente usavo questo secondo metodo per la cottura dei fagioli due volte l'anno (se andava bene!): per la vigilia di Natale (in Toscana bisogna appunto fare "vigilia", cioè non mangiare carne e stare leggeri: niente cenone da noi) e per il Venerdì Santo; ultimamente sono diventata più brava, perché effettivamente la differenza di sente. Basta poi surgelare la quantità avanzata di fagioli, per averli pronti per cene di emergenza.
Comunque non vi sentite troppo in colpa se rovesciate quella benedetta lattina nel tegame, nella vita ci sono cose più importanti che cucinare!


La cucina toscana, Giovanni Righi Parenti,
Newton Compton Editori.

Chiudo questa mia sgangherata scorribanda nella cucina toscana consigliando, a chi avesse voglia di approfondire l'argomento, un bellissimo libro, ricco di notazioni storiche, che ci è stato regalato da un amico di mio marito quando ci siamo sposati. Copio la sua dedica:

Agli sposi,
ricordando loro
(soprattutto alla moglie)
che un uomo senza pancia
è come un cielo senza stelle.


E se la so fare io... buon appetito a tutti!

Ditemi se conoscevate questa ricetta, com'è andata se avete provato a realizzarla o se desiderate conoscerne altre; se possibile cercherò di accontentarvi (ricordatevi però che sono una cuoca sui generis!)

Lasciando un commento, mi aiuterete a migliorare la qualità dei post! 😊


sabato 15 ottobre 2016

IL METODO DI MARIE KONDO. "IL MAGICO POTERE DEL RIORDINO“


Diciamolo: a noi caotichedentro la Kondo, di primo acchito, sta sul gozzo. Prima di tutto per il successo planetario che ha avuto il suo libro, in rapporto anche all'argomento pedestre.
Con la copertina minimal/giapponese, tutto bianco, tutto in ordine...
Purtroppo è dura ammetterlo, ma a noi caotichedentro la Kondo ci vuole e ci sta bene.
Vediamo come e cosa recepire di questo metodo che ha sovvertito in tutto il mondo il modo di vedere i beni di consumo che riempiono le nostre case.

La tizia, che riordina per passione dalla più tenera età, fino a farne una vera e propria professione, ad un certo punto si è resa conto che, anche in casa propria, dopo qualche tempo si ricadeva nel disordine. La soluzione? Non basta riordinare, bisogna buttare via.
Dico subito che il titolo del libro è un ripiego, il vero titolo gliel'aveva bruciato un altro giapponese, suo idolo, che aveva scritto "L'arte di buttar via". Infatti il riordino della Kondo altro non è che il caro, vecchio, sano repulisti che, tuttavia, la maggior parte di noi non riesce a fare.
Perché?
Innanzitutto per il vecchio concetto di "spreco". Quando vi sorprendete a dire: "Ma è un peccato buttarlo, è ancora buono, sarebbe uno spreco", eccaallà! La Kondo obietta che il vero spreco è l'occupazione abusiva dello spazio della vostra casa da parte di un oggetto che non ci serve, non ci piace e prende solo polvere da anni. Non si paga forse profumatamente l'affitto di spazi?
Inoltre ci sono mercatini dell'usato e associazioni benefiche che possono calmare le nostre coscienze sporche di accumulatrici seriali.

Foto dal web.


Quindi l'unico modo per non ricadere nell'effetto boomerang (rimetto a posto e dopo poco è come non aver fatto nulla) è possedere il giusto numero di oggetti, che non ci soffochino negli angusti spazi che occupiamo.
Inoltre bisognerebbe farlo tutto in una volta, ovviamente suddividendo gli oggetti per categorie. Infatti solo riunendo tutti i vestiti (e lei intende TUTTI, anche il vestito da sposa di vostra nonna) che avete in casa, vi renderete conto di quanti sono e dell'assurda quantità di spazio che occupano.
Ma perché "magico"? Questo è l'aspetto del libro che mi convince meno. La tizia sostiene che le cose hanno un'anima e che noi possiamo coglierla dalle vibrazioni che emette quando la tocchiamo. Quindi possiamo decidere se tenere o buttare un oggetto anche in base alle vibrazioni che ci comunica.
Bisogna capire che la Kondo è stata anche una sacerdotessa scintoista e che quindi si riferisce a un tipo di cultura religiosa che a noi sfugge quasi completamente, altrimenti non mi sarei sbellicata dal ridere quando ho letto che la sera ringrazia la borsa e i vestiti che le sono serviti durante il giorno.
Tuttavia questo spirito animistico che pervade indubbiamente il libro è, secondo me, ciò che lo distingue dalle migliaia di manualetti di economia domestica reperibili sul mercato: la Kondo  lo ha scritto per una vera passione, non riordina per soldi ma per un'autentica esigenza del suo essere.

Foto dal web.
Un altro punto importante del metodo e l'ordine in cui disfarsi degli oggetti. Se cominciamo dai ricordi, cioè oggetti con un alto valore sentimentale (che infatti figurano all'ultimo posto delle cose da riordinare), getteremo la spugna inevitabilmente. Infatti il metodo è un vero e proprio training che ci insegnerà, selezionando e scegliendo cose da buttare, a farlo sempre più facilmente e velocemente.
Si parte dai vestiti, poi i libri, le carte, gli oggetti misti e i ricordi.
Questo metodo, secondo la sua ideatrice, servirà anche a cambiare la nostra vita, selezionando e buttando ciò che non ci serve anche in senso più lato. Infatti, secondo lei, ancor prima di cominciare bisogna chiedersi a quale ideale di vita aspiriamo.
Un altro effetto collaterale dovrebbe essere quello di indurre chi vive con noi a fare con i propri oggetti quello che stiamo facendo noi (vietatissimo buttare oggetti non nostri).

 La mia esperienza.

Ma veniamo a me: vivo in un appartamento di circa 100 mq., non partivo certo da una situazione di accumulo compulsivo ma sentivo l'esigenza di svuotare i mobili da oggetti che rendevano l'apertura di un'anta un evento dall'esito incerto (cadrà giù qualcosa? Mi salverò stavolta?), inoltre i vestiti nel mio armadio erano così schiacciati l'uno contro l'altro che, i pochi che realmente mi servivano, ne uscivano malconci. 

Foto presa dal web, lo giuro!
I miei "prima e dopo la cura" non sono per niente eclatanti, probabilmente non sono una buona allieva e la Kondo mi prenderebbe a badilate. Tuttavia per ora ho regalato dodici sacchi di vestiti e accessori (perlopiù roba accumulata da decenni che tenevo in armadi secondari o scatoloni) e portato ad un mercatino dell'usato quasi cento libri e alcuni oggetti di dubbio gusto, frutto di adorabili regali fuori lista per il matrimonio (quindi risalenti alla fine del ventesimo secolo), ricavandone, per il momento, qualche gustosissima decina di euro. 
Proprio nel giorno in cui scrivo ho violentemente scagliato nel cassonetto servizi scompagnati di posate da supermercato in pensione dagli albori del secolo, un passaverdura rotto, una quindicina di bicchieri  della nutella inutilizzati... Che liberazione! Sette sacchi di videocassette (sic!) con film registrati alla TV se ne sono volati via, verso nuovi confini.
L'obiettivo migliore che secondo me ho raggiunto è stata l'eliminazione progressiva di "depositi morti" (la funerea definizione è mia), cioè quegli spazi in zone chiave della casa occupati da oggetti che non usi, e quindi non ti servono ma che, se anche ti servissero, nemmeno ti ricorderesti più di avere.
Al momento sto annaspando nel mare magnum degli oggetti misti (che comprendono cd e dvd, prodotti per la cura del corpo, cosmetici, accessori, oggetti di valore, dispositivi elettronici, utensili di uso quotidiano, come cancelleria, cucito.., utensili da cucina, stoviglie e altro) ma conto di uscirne vincitrice! 

Foto dal web. No, non è casa mia durante la fase Kondo acuta.
Cosa sposo senza riserve del metodo:
   Il concetto di spazio come spazio vitale, da difendere e preservare.
   Riordinare per categorie invece che per stanze. Funziona perché ti rendi conto che difficilmente  vivrai abbastanza per usare tutte le 42.567 graffette che tieni sparse per la casa.
   La nuova consapevolezza che le "soluzioni per organizzare gli spazi", (organizzatori per cassetti o armadi, mobiletti salvaspazio...) per cui avevo una vera passione, sono solo un modo per riempire la casa di un altro oggetto inutile (ne ho eliminati già un buon numero finora, ormai non servono più a nulla dopo aver buttato gli oggetti superflui).
   Il modo migliore per risparmiare spazio nell'armadio è... ripiegare il ripiegabile (se ci fate caso, in molti negozi di abbigliamento appendono tutto, anche per far sembrare che ci sia più merce di quella che c'è). Se ripiegherete come dice Marie (ebbene sì, c'è un metodo anche per questo), vedrete il vostro armadio svuotarsi già così.


   La sensazione liberatoria di buttare una cosa che conservavi gelosamente da anni... senza un perché.
   Non tutti i libri sono sacri. Non avrei mai creduto di possedere un così alto numero di libri inutili e che non avrei mai (più) aperto. Ci si può liberare di un libro. Questa frase non l'avrei mai detta prima di Marie.
   Quando compro ho una nuova consapevolezza, quasi l'oggetto non fosse più un acquisto ma una perdita in spazio. Quindi mi deve servire davvero!
  Ho riscoperto oggetti che non ricordavo di avere e che ora hanno una nuova vita.

Foto dal web. Non sono cambiata così tanto...
Cosa non sono riuscita a recepire:
   La radicalità del metodo: secondo lei dovremmo rimanere con case semivuote e tenere solo quei tre o quattro libri che ti hanno cambiato la vita... Buonanotte!
   La spiritualità del metodo: anche sforzandomi, non riesco proprio a percepire le vibrazioni dei miei jeans preferiti!
   Il criterio di selezione per le carte e i documenti? Buttare tutto! Mia cara, forse in Giappone non c'è un'istituzione come la Guardia di Finanza, che mi dice di conservare tutto almeno 10 anni. http://quifinanza.it/soldi/bollette-fatture-documenti-vari-per-quanto-tempo-devono-essere-conservate/1325/
   Da brava caoticadentro, dopo un po' ho personalizzato il metodo (cosa che lei si raccomanda di non fare), spaziando fra le categorie. Il fatto è che dopo un po' ti viene l'occhio assassino: guardi cose che vedevi tutti i giorni, con la voglia di volarle nella spazzatura, e se lo fai subito non credo ci sia niente di male.

Lo sguardo assassino con scintillina giapponese! 
In conclusione, il metodo, anche se niente affatto geniale (ero arrivata anche da sola alla consapevolezza di avere troppe cose in casa...), serve a farti capire che la maggior parte di quelle cose non sono necessarie a vivere bene, anzi, si frappongono fra te e il tipo di vita che vorresti, quindi ti aiuta a distaccartene senza troppi rimpianti.
Quanto tempo ci vuole? Tanto. Ci ho lavorato un paio di mesi, non proprio a cottimo, ma devo dire che richiede molto tempo. Ne vale la pena? Sì, anche se dovessi bloccarmi ad un certo punto, non mi vedrò davanti oggetti che credevo di amare ma di cui non sento la minima mancanza.
In più: all'inizio del libro la Kondo profetizza un radicale cambiamento non solo all'interno della casa di chi pratica il metodo ma anche, e soprattutto, nella vita della persona stessa. Da brava toscana, sempre pronta alla presapel..., devo ammettere di aver intimamente sogghignato della cosa, con il classico "Sì, vedremo!". Ancora non posso dire se questo è un cambiamento radicale,   se è solo una coincidenza o cos'altro, ma sta di fatto che dopo qualche settimana ho aperto il Mozblog, cosa a cui pensavo da anni e che già di per sé mi rende orgogliosa, anche dovessi chiuderlo domani.