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lunedì 28 novembre 2016

MANI IN ALTO! QUESTA È UNA FICTION! I poliziotti più amati della TV.






Bentornati! Questa volta vorrei parlarvi di un tema che mi appassiona molto: i poliziotti delle fiction televisive.
I personaggi creati per la televisione sono miriadi, prenderò in esame solo i più noti della televisione italiana, usciti dalla penna di grandi scrittori. 

Gino Cervi nei panni del commissario Jules Maigret.

Il primo è senza dubbio "Il commissario Maigret", ispirato ai romanzi del grande Georges Simenon, scrittore belga che, oltre ai settantacinque romanzi e ventotto racconti dedicati al corpulento commissario di Parigi, scritti fra il 1929 e il 1972, ci ha regalato libri bellissimi, come "La camera azzurra" e "I complici". 


Georges Simenon nel cuore pulsante di Parigi, 
teatro della maggior parte dei suoi romanzi.
Il grande successo di questo personaggio burbero, atticciato, dalle origini e dalla struttura fisica contadina, amante della buona tavola e degli alcolici (anche in servizio), che non giudica ma comprende i suoi accusati e non ha un metodo investigativo, se non quello di immergersi completamente e senza un criterio preciso nell'ambiente del delitto, è spiegato dal fatto che per la prima volta il pubblico si trova davanti un investigatore ben diverso dal cliché del segugio freddo, aristocratico, colto, moralista e dalla ferrea logica cui lo aveva abituato la tradizione inglese alla Sherlock Holmes. 

Insofferente alle ingerenze dei superiori, tanto a disagio in ambienti altolocati quanto disinvolto nei bassifondi e nelle cucine delle locande, fanatico del coq au vin e del Pernot, inseparabile dalla propria pipa, è addolcito e domato solo dalla moglie, la Signora Maigret, che lo  aspetta pazientemente a casa per giorni e gli prepara i pasti (mai consumati quando è impegnato nel vivo delle indagini), che sa parlare o tacere al momento giusto, guidandolo dolcemente nei momenti di maggior tensione. 
Questo poliziotto, interpretato in varie riduzioni da ben undici attori, fra cui il grande Jean Gabin (e prossimamente  nientepopodimeno che da... Mr. Bean, Roan Atkinson), a detta dello stesso Simenon è stato reso al meglio dal nostro Gino Cervi, nella serie italiana trasmessa dalla RAI fra il 1964 e il 1972. 


Luca Zingaretti.

Dal tono paterno e vecchio stile del commissario di Quai des Orfèvres al fascino latino e un po' mascalzone del pari grado siciliano Salvo Montalbano, in servizio in una cittadina, Vigata, immaginata da un attempato Andrea Camilleri che, proprio grazie al piglio diretto e al dialetto siciliano del commissario, raggiunse il meritato successo nel 1994, alla non più verde età di settant'anni.

Il nome del protagonista è ispirato allo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, autore di un altro famoso investigatore, Pepe Carvalho; inoltre Camilleri non manca di proclamare ad ogni pie' sospinto il proprio amore per Simenon. 

Andrea Camilleri.
La serie TV, trasmessa da Raiuno dal 1999, ha come protagonista Luca Zingaretti, dalla fisicità un po' diversa da quella descritta nei romanzi. Io stessa, che avevo letto i libri prima di vedere la serie, rimasi sconcertata: Salvo viene descritto con una gran testa di capelli neri e infatti la sua figura è ispirata al regista Pietro Germi, fisicamente del tutto diverso dall'attore scelto. Tuttavia Zingaretti convince: è un ottimo attore e riesce a far suo quell'impasto di italiano e siciliano inventato dallo scrittore. Non solo, come il personaggio originale sa essere simpaticamente antipatico, cosa molto difficile, perché talvolta tratta male senza una ragione valida, che non sia il malumore, i malcapitati sottoposti ma riesce a tirare il lettore/spettatore dalla propria parte per la sua fondamentale pulizia interiore, anche quando, nei romanzi, e quindi negli episodi degli ultimi anni, tradisce spesso e volentieri Livia, la fidanzata storica, che abita in Liguria e che non si decide mai a sposare.

Al grido di "Montalbano sono!" si confronta con lo stesso atteggiamento con capimafia e delinquenti comuni, coadiuvato dal vice Mimì Augello, "fimminaro" (quasi) pentito dopo il matrimonio; Fazio, affetto dalla "sindrome dell'anagrafe", che lo induce a sciorinare le generalità degli indagati, anche se sa che la cosa fa perdere inevitabilmente le staffe al suo superiore; e Catarella, il centralinista del commissariato, dalla dubbia preparazione culturale, che storpia tutti i nomi dei visitatori, portando ad effetti comici irresistibili.

Giampaolo Morelli.
Coliandro, sottotitolo "Il braccio maldestro della legge", è un giovane ispettore, in servizio alla questura di Bologna, nutrito di sottocultura da spaghetti western e da film con Tomas Milian, che non manca di esprimere con battute del tipo "Coraggio, fatti ammazzare" e "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto"; ha un elegantissimo intercalare siciliano che comincia per emme e non nasconde il proprio razzismo nei confronti degli immigrati.

La serie, trasmessa dal 2006 da Raidue, prende spunto da alcuni romanzi dello scrittore bolognese Carlo Lucarelli (paura, eh?); è diretta dai Manetti Bros (due fratelli anch'essi bolognesi) ed ha come protagonista lo strepitoso Giampaolo Morelli. Inizialmente ci furono diverse difficoltà nel mandarla in onda, a causa della caratterizzazione politicamente scorrettissima del personaggio, che preoccupava i vertici Rai. Dopo un paio d'anni di stand-by, fu trasmessa in estate ma ottenne degli ascolti così lusinghieri da convincere la dirigenza a continuare la produzione.  

Carlo Lucarelli.
In ogni puntata l'ispettore porta avanti goffamente indagini parallele, in genere per ingraziarsi la fanciulla di turno, implicata, direttamente o meno, in vicende poco chiare. L'episodio finisce quasi sempre con la risoluzione del caso, grazie, o meglio, malgrado Coliandro che, sanguinante, non riceve mai i complimenti del Sostituto procuratore, (una Veronika Logan veramente perfida); anzi, la maggior parte delle volte viene redarguito pesantemente per ogni singola violazione del codice.

Ciò non toglie che Morelli, malgrado la goffaggine e la crassa ignoranza che riesce a sprizzare da ogni poro, con il giubbotto di pelle e i Ray-Ban a goccia, sia proprio un gran bel pezzo d'uomo, tanto da rendere un po' inverosimile la costante singletudine dell'ispettore. Ma tant'è, la serie è arrivata alla quinta stagione.
Credo che il successo inaspettato di questo ispettore molto sui generis sia proprio la novità rispetto al modello di eroe senza macchia e senza paura, che non beve, non fuma e difende i diritti degli oppressi. La realtà è che spesso anche persone oneste e fondamentalmente buone hanno dei difetti, anche grossi, che però non ne inficiano la natura di fondo. È eloquente il fatto che, fra i molti fan della serie che sono insorti per l'annunciata chiusura del telefilm qualche anno fa, ci siano dei veri poliziotti.

Marco Giallini.
Ed eccoci ad un personaggio televisivo abbastanza fresco, Rocco Schiavone, l'eroe creato da Antonio Manzini e diretto da Michele Soavi. Romano de Trastevere, vedovo, cinico, trasferito ad Aosta per aver riempito di botte uno stupratore seriale di ragazzine figlio di un politico, si ostina ad aggirarsi in Loden e Clarks per le piste da sci, con conseguenti principi di assideramento.

Antonio Manzini.
Nei giorni della trasmissione della fiction si sono sollevate diverse polemiche per l'abitudine del vicequestore di raccogliere le idee ogni mattina con... impacchi di rosmarino (come dice a chi entra in ufficio e chiede la causa dell'odore che aleggia). Posto che non si tratta di un  programma per bambini (anche per molti altri motivi), e che non sono mai stata una consumatrice di droghe né leggere né pesanti, penso che le opere letterarie rispecchino la società e non il contrario e che se rifiutiamo tutti i personaggi poco edificanti, da madame Bovary a Re Lear, dovremmo censurare la maggior parte della letteratura mondiale. E poi bisogna ammettere che è catartico guardare qualcuno che si dibatte in una vita più complicata della nostra!

Effettivamente le complicazioni della vita ce le ha tutte, il vicequestore. Dai sensi di colpa per la morte della moglie, alla rabbia contro i delinquenti raccomandati, fino alla doppia morale di chi serve e viola la legge nello stesso tempo. Protagonista di memorabili sfuriate nei confronti dei folkloristici sottoposti (una squadra di Catarella sotto mentite spoglie...), assimila alcune persone agli animali, di cui ha memorizzato da piccolo le caratteristiche e il nome latino, leggendo l'enciclopedia per ragazzi (il suo giovane braccio destro, per esempio, per lui è una donnola).
Ho visto tutte le puntate e sono stata conquistata dal fascino ho-il-limone-in-bocca di Marco Giallini. E voi? 

Ditemi se conoscevate questi quattro paladini della giustizia, protagonisti di gialli "psicologici" o se invece preferite il giallo all'americana, d'intreccio e con il colpo di scena finale.😘


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10 commenti:

  1. Buonasera, Moz! Aspettavo con ansia un tuo nuovo post. Non deludi mai! Anche questa volta hai scritto un capolavoro. Pur non conoscendo questi quattro personaggi, ho letto tutto con molto interesse. Grazie!

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    1. Grazie a te, soprattutto per l'ansia! 😂 Dai una possibilità agli sbirri, non te ne pentirai! 😘💙😘

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  2. Ueila! Appassionata anche io di polizieschi....adoro Montalbano, Zingaretti, Camilleri, la Sicilia.....tutto....
    Coliandro non l'ho mai frequentato e forse sarebbe ora.....
    Schiavone è la novità e piacendomi Giallini....vien da sé. ....credo che quei 2 si assomiglino proprio....
    Bel post Moz, non sbagli un colpo!

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  3. Sull'argomento serie poliziesche ammetto la mia ignoranza: non sono un'appassionata e non mi attirano. Però direi che mamma Rai permettendo, se sblocca lo streaming dal suo sito anche per i poveracci residenti all'estero, un'occhiata a Giallini la butterei volentieri (non so perché ma mi ha sempre affascinato come attore).
    Quanto a Montalbano, ho visto qualche scena qua e là mentre mia mamma è un'appassionata anche se non ha mai letto i romanzi (e difficilmente credo che riuscirei a convincerla): per lei ormai Montalbano=Zingaretti.
    Non volermene ma Coliandro per me è no...te lo lascio volentieri XD

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    1. E io me lo tengo! 😃✌🏻️ In effetti Coliandro mette alla prova, gli devi voler bene, punto. Oppure lo eviti. Sono contenta di averti invogliata, Giallini val bene una messa (in onda)! 😘💙😘

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  4. Di Maigret ho un vago ricordo, ma Gino "Peppone" Cervi lo considero uno di famiglia... Me li dovrò riguardare.
    Adoro i racconti di Montalbano ma non ho mai guardato la fiction, va bene così.
    Su Coliandro sono prevenuto, non amo Lucarelli.
    Ma Rocco Schiavone me lo devo proprio vedere, anche solo per Giallini!

    PS: Quando un post sulle serie straniere? Possibilmente d'oltreoceano, "ammerigane"?
    (Yeah uotsammerica)

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    1. 😂 Purtroppo sono antica, l'ultima serie americana che ho guardato è Medium (e me la riguardo tutt'ora con gusto su Rai4), mi faccio senso da sola! Per Rocco Schiavone dovrai aspettare le repliche (sicuramente le daranno, visto il successo della serie), l'ultima puntata è stata trasmessa la scorsa settimana e, finché Manzini non pubblica altri romanzi, hanno esaurito il filone (anche se mi viene da pensare ai vari racconti, come è stato fatto per Montalbano). Giallini È Schiavone, fine della discussione, e Cervi sarà Peppone forever. Grazie del commento! 😊

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  5. Sebbene questo genere di serie non sia il mio preferito, devo dire che il tuo post mi ha molto incuriosito . . conosco molto superficialmente i vari personaggi ed ultimamente sto seguendo Schiavone . . vado controcorrente: Coliandro non me gusta mucho!

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    1. Ebbene sì, Becky, Coliandro ha una corazza respingente che non lo fa amare a prima vista: se pensi come anche un bell'uomo come Morelli risulti sfigato nei suoi panni... Però secondo me alla lunga vince, dagli una seconda possibilità! Schiavone invece mi sembra che abbia conquistato tutti. 💙

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